Non è una novità il fatto che selezionatori ed head hunter non si limitino alle capacità lavorative dei candidati, ma sempre più spesso ricerchino personale basandosi sulle caratteristiche caratteriali. Se i test attitudinali, però, erano la chiave di volta fino a qualche tempo fa, ora sono i social network ad essere diventati il terreno più fertile dove scovare l’essenza di nuovi collaboratori e capire la loro vera natura.
LinkedIn: la prima scrematura
Secondo Jobvite, un sito di reclutamento online, più del 90% delle commissioni valuta in prima istanza i profili LinkedIn, cercando la pagina dove ognuno di noi dovrebbe aver riassunto le proprie esperienze e le proprie hard skill, cioè le capacità pratiche strettamente inerenti al ruolo lavorativo. Avere una pagina su LinkedIn diventa quindi fondamentale dato che, sempre la ricerca di Jobvite, ha dimostrato che i reclutatori che si affidano a LinkedIn sono aumentati del 78% dal 2008 al 2013. Su LinkedIn vengono valutate le esperienze, ma anche i commenti di ex-colleghi e titolari per capire se il candidato in questione ha realmente le capacità pratiche adatte al ruolo cercato. Una volta appurato che il candidato “sa fare questo lavoro”, però, viene il bello.
Facebook: il racconto di chi sei
Facebook è il secondo canale più visitato dai selezionatori, e qui la questione si complica. Se infatti per LinkedIn avete scelto con cura un’immagine professionale, in giacca e cravatta e con i capelli appena lisciati dal parrucchiere, non sempre questo accade con le foto di profilo su Facebook, dove si passa dalle immagini in costume con bocca a passerotto sulla spiaggia dell’ultima vacanza, a quelle dell’addio al celibato del vostro migliore amico, dove la cravatta c’era, ovvio, ma veniva usata per bendare lo sposo mentre beveva alcolici di ogni tipo da un imbuto. Vi siete ubriacati alla vostra festa di laurea, ma non per questo siete persone poco raccomandabili?
Attenzione quindi alle impostazioni della privacy. Su Facebook ognuno può vedere le vostre fotografie e se certi scatti preferite che restino solo tra voi e i vostri amici per ricordare le scorribande adolescenziali, verificate che siano davvero visibili solo a loro e non aperte al pubblico, head hunter inclusi. L’attenzione alla propria privacy riguarda anche i commenti e le condivisioni, soprattutto quelle politicamente e socialmente schierate che potrebbero in qualche modo offendere la commissione incaricata di scegliere proprio voi per un determinato lavoro. Cercate di “lavare i panni sporchi” in casa vostra e, se proprio non potete evitare di fare un commento, per lo meno fatelo in un italiano corretto. Sui social network spesso si trovano veri e propri “orrori” d’ortografia e di sintassi che non trasmettono una bella immagine di voi, soprattutto se vi candidate per un lavoro impiegatizio. Cercate quindi di utilizzare sempre i principi della netiquette. Se questo nome non lo avete mai sentito prima, leggete qui e iniziate muovetevi sul web con maggiore eleganza: le probabilità di essere scelti saliranno in modo esponenziale.
Instagram: la vera immagine della vostra vita
Pochi ci pensano, ma anche Instagram è un modo per capire chi siete attraverso le vostre immagini. Molti hanno aperto un profilo, hanno scattatato foto a destra e a manca, mettendo hashtag di ogni tipo e ora on-line c’è una vera e propria carrellata della loro vita con tanto di filtri per renderla più vintage. Dubito che il profilo di un giovane candidato lo ritragga alle 6,30 del mattino, di ritorno dal jogging quotidiano, mentre sorseggia thé verde e legge IlSole24ore… anche in questo caso quindi attenzione alle impostazioni della privacy.
Spesso basta un flag per tenere occhi indiscreti e commissioni di selezionatori fuori dalla vostra vita privata, perché non farlo?
